Perché ogni giorno muoiono tante aziende in Italia?
Sto per dirti come la penso io, forse non ti piacerà, forse non sarai d’accordo con me, quindi… se vuoi sentiti libero di dirmelo, è dal confronto che si cresce.
Premetto , ciò che penso potrebbe risultare scomodo da accettare, potrebbe sembrare persino retorico, ma secondo me ciò di cui ti sto per parlare è una delle peggiori piaghe del modo di fare impresa italiano anzi, Italiota:

Da anni mi chiedo: “Perché i nostri imprenditori stanno soffrendo così tanto? Perché assistiamo quotidianamente alla dipartita di tante aziende (e purtroppo spesso anche degli imprenditori stessi) in tutta Italia?”
Per carità, le ragioni sono infinite. Non credo ci sia un solo motivo a determinare una pandemia di questo tipo ma piuttosto una serie di condizioni sociali ed economiche concatenate: banche, fisco, mancanza di supporto politico… tutto fa brodo.
Poi, quando non si vogliono analizzare a fondo le cose, o più semplicemente si cercano alibi, per semplicità ci si rifugia dietro quel mostro a nove teste dal terrificante nome di CRISI.
Ma la domanda che mi sono posto infinite volte è: “Da dove viene la crisi” (sempre che “crisi” sia il vocabolo più appropriato).
Viene dal crollo delle borse, dei vari mercati nazionali, dal mercato immobiliare, da una politica ottusa e troppo lontana dalla vita reale…?
Sicuramente, ma non solo.
Ripeto, non c’è una ragione univoca ma semmai un insieme di fattori concomitanti.
Tra questi, quello che sento più pericoloso è il SINGOLARISMO IMPRENDITORIALE, quel modo cieco ed ottuso di intendere i “colleghi” come nemici e non come partner strutturali.
La globalizzazione spinge in modo irreversibile verso la specializzazione, spesso a scapito della creatività tipica del nostro (italiano) modo di fare impresa, quella capacità tutta italiana appunto di reagire di reinventare, adattandoci, rigenerando risorse e idee.
E fin qua credo che tutti siano d’accordo… a parole, ed in pratica?
Nella pratica è tutta un’altra storia!
Come te probabilmente ricevo ogni giorno inviti, comunicazioni che parlano il linguaggio dell’associazionismo ma poi, in concreto?
Caro/a amico/a imprenditore, ripensa a cosa accade quando ci si trova alle riunioni, alle convention organizzate con tanta fatica da chi promuove lo spirito della partnership?

Infinite strette di mano, di pacche sulle spalle, di biglietti da visita che dovrebbero significare “domani ci sentiamo e FACCIAMO qualcosa assieme” salvo poi rimanere lettera morta.
Il problema che sta alla base, nel modo di fare impresa all’italiana, cioè come individui è non sentirsi parte di una squadra vincente, di suonare sempre da solisti, non tanto per essere il migliore della classe ma per non voler collaborare con il vicino di casa.
Finché questo atteggiamento “comporta-mentale” non sarà superato siamo destinati a diventare facile preda di chi invece, magari anche con poco da condividere, sa fare squadra.
Di chi sa indossare una maglia con orgoglio e dignità, maglia che nel nostro caso ha i colori di una storia millenaria di successi, scoperte, invenzioni che oggi più che mai sono alla base di molta parte della tecnologia che tanto ci piace.
Quando l’uomo si sente solo, sperimenta l’inferno. Quando, invece, avverte di non essere abbandonato, allora gli è possibile affrontare ogni tipo di difficoltà e fatica. Il nostro mondo è malato di solitudine. Ecco perché sono necessarie iniziative che permettano di affrontare insieme ad altri ciò che la vita impone.
(Papa Francesco)
Altro che pizza e mandolino!
Grazie infinite.
